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SELVAGGINA
Fin dai tempi medievali, gli animali da piuma e da penna che popolavano le foreste erano
riservate ai signori. Come osserva Camporesi (Il pane selvaggio) il fagiano rappresenta
l'esempio piu' significativo di una gastronomia a due livelli: da un lato, i cibi adatti solo ai
nobili; dall'altro quelli per i villani. Non mancarono ovviamente dotte argomentazioni
scientifiche: la medicina bolognese, per bocca di tale Pisanelli ammoniva nel 1587 che
"Non si scrive del fagiano altro nocumento, se non che fa venire l'asma alle genti rustiche.
Che questi tali se ne astengano, e lo lascino per le persone nobili e delicate.. I beccafichi
fanno venir tisichi i villani. Non si diano a questi tali, ma si servino per i buoni compagni..
il porro ..la peggior vivanda e la piu' detestabile e visiosa .. e' cibo da persone rustiche".
E' la stessa ideologia classista in base alla quale Croce fa morire Bertoldo nel momento in
cui non riesce piu' ad alimentarsi con rape e fagioli.
La carne della selvaggina, piu' ancora di quella di altri animali, richiede una adeguata
frollatura. Grimod de la Reynie're, ricorda che l'etimologia della parola frollatura (in
francese faisander) dice chiaramente che il fagiano deve essere frollato per tanto tempo
quanto ne occorre a un letterato, che non abbia mai adulato nessuno, per ottenere la
pensione governativa. Si vede che non conosceva l'INPS o la rapidita' di certi nostri
intellettuali di regime
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