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LA PASTA RIPIENA 
L'elemento fondamentale di tutti questi piatti e' la farcia, composta generalmente
di uova, formaggio e carne, in un involucro di pasta. Su questa base, che
affonda le sue radici nella tradizione medioevale e rinascimentale, si e'
sviluppata una fioritura di variazioni regionali e locali, che hanno contenuto
prevalentemente folcloristico e campanilistico.
Personalmente il mio cuore non palpita piu' che tanto per le dotte dispute
sulle differenze fra il tortellino modenese (o bolognese), il cappelletto
romagnolo e le altre varienti padane. Mi preoccupa di piu' che non sia chiara
la differenza fra il prodotto industriale e quello fatto a mano, secondo tradizione,
e che l'uno e altro venga servito, anche in ristoranti pretenziosi, coperto
da salsacce a base di panna e quasi mai nella versione veramente nobile, che
e' quella in brodo. Vedere - e provare - la ricetta degli agnoli in brodo.
Per quanto riguarda invece la parte non contestata, ma altrettanto variabile,
che e' la farcia, e' interessante ricordare che la parola ha lo stesso etimo
di farsa. Sia in cucina che in teatro il termine indica qualcosa per 'riempire',
ma il termine piu' antico sembra essere quello gastronomico. La farcia o farsa
teatrale era uno spettacolino comico, di solito grossolano, che fin dall'Alto
Medioevo serviva a riempire i tempi morti di una sacra rappresentazione, cioe'
a 'farcire' con qualcosa di stuzzicante i vuoti di uno spettacolo. In italiano
le due parole si sono poi distinte: farcia in senso gastronomico e farsa in
senso
teatrale. In francese la parola farce e' rimasta invece la stessa per entrambi
i significati.
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